Furono probabilmente una serie di circostanze fortuite a portare Asgar Jorn, uno dei più grandi artisti danesi, esponente di spicco del Situazionismo, ad Albisola Marina, piccolo centro sulla Riviera ligure di ponente con una lunga storia di produzione ceramiche. Visitando la sua casa museo, dopo una breve ma ripida salita sulla collina che domina il paese, si tende ben presto a credere che la sua presenza, proprio in questo luogo, sia tutt’altro che casuale. La casa ha una particolarità: essere stata pensata come opera d’arte nella sua totalità fin dalla concezione, realizzata perfino nei dettagli più minuti per rivelare una visione artistica mai pensata distante e separata dalla vita. Diventata un museo – visto che oggi concepiamo l’arte preponderantemente attraverso la sua musealizzazione – non perde questa forza di testimonianza, anche se viene costantemente da chiedersi quanto possa essere salvato di Jorn e trasportato attraverso queste tracce fino a noi. Perché il rischio di un irrigidimento della memoria è il limite di ogni rievocazione: un artista anarchico, eclettico nei temi e nelle tecniche, quanto può essere suggerito dalla sua traccia abitativa? Un museo può raccogliere le opere, una casa museo mostrare la proiezione domestica di un’arte che si trasforma in vita, ma la complessa concettualizzazione che ha immaginato un sistema alternativo di vivere come può essere raccontata?

Esterno di casa Jorn

Lo stesso problema si pone a chi desideri scrivere di Jorn. Gli aneddoti biografici o le sue foto nel giardino di Albisola danno dei suggerimenti. La curiosità della sua invenzione del calcio a tre porte permette di accedere a una visione rivoluzionaria che parte dall’ordinario per andare verso un nuovo ordine tra i poteri, nella società e nell’economia. La versione a tre squadre del gioco del calcio che Jorn immaginò è un esempio della nuova trilettica (dialettica a tre termini) che secondo l’artista era necessaria per superare le ossificazioni di una società basata sul dominio, il sopruso, la scontata riduzione della persona a merce. Il volo di fantasia che è necessario per immaginare una partita a tre squadre dovrebbe essere lo stesso che ci accompagnerà nella visita della casa di Albisola, conservata magnificamente e illustrata con sapiente amorevolezza dalle visite guidate a cura degli Amici di Casa Jorn. L’immediatezza di quanto si può percepire qui trascende tutti le sistematizzazioni dell’arte concettuale o le provocazioni intellettuali: abbiamo accesso diretto a un luogo accogliente, a un piccolo giardino gioioso, alla percezione di percorrere una memoria felice di creatività ed entusiasmo.

Casa Jorn

Pur nella incommensurabile lontananza stilistica e di sensibilità viene in mente Parc Guell a Barcellona. Anche la gigantesca differenza di scala sembra nulla di fronte alla comune fantasiosa sensibilità che permea i due luoghi e che mostra come l’architettura sia anzitutto la definizione di uno spazio vitale, quindi mentale, e solo dopo una trasformazione dell’ambiente. Camminando per il giardino della casa, tra decorazione con materiali recuperati e ceramiche isolanti di linee elettriche usate come portavasi, la sensazione è quella di essere in una nuova disposizione mentale, dove tutto è possibile, prima che in una bizzarria abitativa.

Lo stesso può dirsi per la destinazione d’uso: l’aver aperto questo luogo verde della casa all’uso libero e comunitario suggerisce quanto il liberare uno spazio per la fruizione comunitaria possa essere concreto e semplice. Avrebbe sicuramente approvato Jorn quanto la sua casa incarni l’afflato ideale per lo spazio libero, in piena coerenza con la riflessione della Biennale di Architettura del 2018 Freespace: donare luoghi alla fruizione comunitari ricavati come surplus dell’attività architettonica.
Il giardino di casa Jorn ospita numerose divinità del focolare, pietre più o meno sbozzate dalla forma di volto o vagamente antropomorfe. Segnano il limite tra l’ambiente domestico – che proteggono – e l’esterno. Ma quale protezione è necessaria dall’esterno di Albisola? La cittadina delle ceramiche sembra il luogo ideale per un artista come Jorn, circondato non solo da un ambiente storicamente favorevole all’arte, ma accompagnato durante il suo soggiorno da numerosi artisti e temperamenti simili al suo. Fontana soggiornò spesso ad Albisola negli anni prossimi a Jorn e d’altronde, cos’è questa casa se non un concetto spaziale in forma applicata?

Il giardino e la casa

Un luogo porta con sé l’intera eredità significante del suo passato, a partire dalla fornace di epoca romana fino alle opere moderne e postmoderne della sua passeggiata, questo vale anche qui. Non è quindi un caso che Asgar Jorn sia arrivato, a rappresentare una tradizione che continua, il passaggio di un testimone: nuove forme e narrazioni, ma uno spirito comune?
La casa ospita al suo interno alcune tele e un paio di murales, il grande studio dell’artista ha ancora le tracce dei suoi colori sgocciolati per terra. Ma quello che più importa è l’eredità di una vita, l’ideale di una novità di pensiero che esce fuori dagli schemi precostituiti anche dell’arte figurativa a prescindere dai temi e dai movimenti. Perché il Jorn che emerge dalla visita alla sua casa è un uomo libero, un artista ricco di vita e fantasia. La sensazione che ci accompagna riscendendo ad Albisola è quella di una rassicurante vitalità: casa Jorn è stregata certamente, ma di luce e sole; il suo museo ben lontano dalla necrofilia imbalsamata di tanti monumenti domestici che feticizzando il ricordo lo rendono sterile.

Marco Gandolfi Ama l’arte. Prova a condividere l’amore.